In questi ultimi anni, nonostante la crisi post superbonus, la crescita rimane sostenuta, ma per restare al passo coi tempi e con le innovazioni del settore servono competenze e strategie strutturali. Non sempre le aziende sono in grado di garantirle.
La spinta del comparto costruzioni si riflette inevitabilmente anche nel settore dei pavimenti, ma ciò che mette in crisi il settore riguarda soprattutto la burocrazia, la carenza di manodopera qualificata e la pressione sui margini. Il futuro, quindi, richiede scelte specifiche, ma il comparto edilizio è in forte espansione. Tutto ciò è sostenuto da una combinazione di fattori congiunturali e strategici, tra cui la riqualificazione del patrimonio immobiliare, gli incentivi statali e il crescente interesse per soluzioni costruttive innovative.
Secondo i dati Istat, il valore della produzione nelle costruzioni è cresciuto del 15,5% tra il 2021 e il 2023, con una dinamica positiva anche nel primo semestre del 2024, nonostante un fisiologico rallentamento post-incentivi. In questo scenario, anche il segmento dei pavimenti (industriali, commerciali e civili) beneficia di una maggiore domanda. Per far sì che si possano raccogliere i frutti di questa crescita è necessario garantire qualità e rispetto dei tempi, fattori che purtroppo non sempre vengono assecondati.
Tra i principali ostacoli spiccano i margini economici sempre più risicati, dovuti a un incremento significativo dei costi del lavoro e dei materiali. Questi ultimi sono aumentati in media del 26% tra il 2020 e il 2023, secondo Ance. Ma è soprattutto la carenza di manodopera qualificata a rappresentare il vero problema. Secondo il recente rapporto CRESME 2024, nel solo settore edile mancano all’appello oltre 265.000 lavoratori, una cifra che mette a rischio la realizzazione di numerosi cantieri, specie in aree a forte concentrazione industriale.
Emerge in maniera chiara la necessità di investire non solo nella formazione della manodopera, ma anche in strumenti di qualificazione delle imprese e dei materiali. In questo contesto, i Criteri Ambientali Minimi (CAM) – obbligatori per gli appalti pubblici dal 2022 – rappresentano sia una sfida sia un’opportunità, spingendo verso una maggiore sostenibilità e una maggiore qualità. Purtroppo molte imprese non sono ancora pronte, né dal punto di vista tecnico né organizzativo.
La diffusione di sistemi di certificazione volontaria e l’adozione di standard condivisi potrebbero aiutare a fare chiarezza in un mercato che spesso è dominato dal criterio del prezzo più basso, a discapito della qualità finale dell’opera. Il settore delle costruzioni e, con esso, il comparto dei pavimenti, si trova a un bivio: da un lato la possibilità concreta di crescere e innovare, dall’altro il rischio di perdere slancio a causa di carenze sistemiche. Infrastrutture obsolete, burocrazia lenta, formazione insufficiente e margini schiacciati non possono più essere considerati elementi fisiologici. Occorre affrontarli con una strategia organica che unisca pubblico e privato, politica e tecnica, scuola e impresa.
Come dimostrano i dati e le testimonianze degli operatori del settore, le potenzialità ci sono, ma senza un’azione coordinata – soprattutto in tema di competenze e certificazione – la crescita rischia di restare un’occasione mancata.